Investire nel Trasporto pubblico locale per far ripartire l'economia
Sembra una contraddizione in termini, eppure non lo è affatto. Fior di economisti hanno sostenuto e sostengono che, per far ripartire l'economia e e diminuire le spese, è necessario investire nel trasporto pubblico di linea e non di linea.
Per questo motivo, già tra il 2016 e il 2018 la manovra finanziaria (decreto-legge n. 50 del 2017 e leggi di bilancio) ha permesso di decidere di investire ingenti somme nel trasporto pubblico locale. La manovra prosegue anche con questo governo (legge di bilancio 2018), e sono già pronti per essere spesi 14 miliardi in cinque anni, dal 2019 e fino al 2023.
Come è possibile questo? In Italia a partire dal secondo dopoguerra l'auto privata è sempre stata il simbolo dell'emancipazione dell'individuo, della sua libertà di scelta, e per realizzare questo sogno lo Stato ha costruito strade, autostrade e parcheggi, incentivato imprese del settore meccanico, agevolato i privati con finanziamenti a pioggia sull'acquisto di modelli nuovi.
Ora però questo modello di trasporto individuale è in forte crisi, a causa dell'inquinamento, del costo sempre più alto dei carburanti e soprattutto a causa del traffico.
Sì: le statistiche hanno rilevato che in Italia, a causa del traffico congestionato, si perde troppo tempo in auto, e il tempo – come recita il proverbio – è denaro.
Le statistiche riportano (fonte Sole 24 Ore) che in Italia si viaggia a una velocità media oraria che è la stessa di tre secoli fa, del Settecento: 15 km all'ora. Con la differenza che tre secoli fa c'erano i cavalli e si inquinava di meno.
Emerge anche che «nel 2018 gli abitanti di Roma hanno perso 254 ore nel traffico, essendo la seconda città al mondo, dopo Bogotà, dove si trascorrono più ore nel traffico. Anche il resto d’Italia non si posiziona bene. Sono ben 5 le città italiane nella classifica delle prime 25 città al mondo per ore perse nel traffico. Oltre a Roma, si tratta di Milano (7° posto), Firenze (14°), Napoli (17°) e Torino (23°)».
I romani come i colombiani, dunque, rimangono imbottigliati nelle loro automobili e perdono così preziose ore che potrebbero essere dedicate al lavoro e a generare profitti.
L'economia si ossigena anche eliminando strozzature e imbottigliamenti che portano via tempo e anche, diciamolo, buon umore. Rimane difficile restare positivi, ottimisti e attivi dopo ore di snervante attesa a causa del traffico, su questo non ci sono dubbi.
I motivi di questa decisione storica che segna una netta inversione di tendenza sono contenuti in un rapporto stilato dalla Cassa Depositi e prestiti , uno dei grandi finanziatori del sistema. Il rapporto si chiama «Ripartire dal trasporto pubblico» e ha il merito di motivare, con dati inediti, i ritorni macroeconomici di tale operazione, in termini di valore aggiunto e di occupazione.
L'ente sostiene che un euro investito nel settore si tradurrà in 1,52 euro di benefici sui settori dell'indotto e dell'occupazione, aumentando dello 0,2 % il Pil e producendo 110mila posti di lavoro in più all'anno.
Il miglioramento del Tpl si traduce in un miglioramento dei servizi ai cittadini e della circolazione stradale: se il traffico è meno congestionato, la produttività aumenta.
Inserisci il tuo commento