Il Mobility Manager, ecco chi è e cosa fa
Nell'attesa di ritornare alla normalità, completando il ciclo di vaccinazioni anti Covid-19, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si tracciano nuovi percorsi, legislativi e pratici, per diminuire il traffico su strada e ridurre l'inquinamento atmosferico e l'emissione dei gas serra, dando seguito all'Accordo di Parigi. La comunicazione più recente della Commissione europea – datata 11 dicembre 2019 e indicata come "Il Green Deal europeo" - propone il target di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030 tra il 50% e il 55% rispetto ai livelli del 1990.
Una prima dimostrazione di questa volontà di cambiare l'abbiamo avuta con il cambio del nome dell'Ente, che adesso è diventato il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile. Ma ovviamente ad un cambio di nome deve seguire un cambio di azione, che nel caso del Ministero si deve tradurre in un sistema più flessibile e ricettivo ai cambiamenti. Il nuovo Ministro Giovannini sembra avere le idee chiare in tal senso. Per raggiungere una mobilità sostenibile si deve agire in diverse direzioni fornendo le regole di base per partire, ma anche gli strumenti idonei per organizzarsi e non stravolgere, di punto in bianco, una routine collaudata e produttiva.
Ci vogliono le infrastrutture, i veicoli e soprattutto le motivazioni giuste, senza le quali non si va da nessuna parte. Un punto di partenza corretto è quello fornito dall'articolo 229 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.
A questo disposto, si è dato seguito con il decreto del 12 maggio 2021 che impone l'obbligo, per le aziende e le pubbliche amministrazioni più strutturate e ubicate nei grandi centri urbani, di redigere un piano degli spostamenti casa-lavoro del proprio personale.
Si chiede, in altre parole, ai soggetti che “muovono” più di 100 dipendenti, di fare uno sforzo di razionalizzazione e di ottimizzare questi spostamenti al fine di ridurne l'impatto ambientale.
I soggetti in questione dispongono di sedi con più di 100 addetti dislocate in un capoluogo di regione, in una città metropolitana, in un capoluogo di provincia oppure in un comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti, insomma in tutte quelle realtà urbane dove il problema del traffico e dei parcheggi è più sentito. Essi sono tenuti ad adottare, entro il 31 dicembre di ogni anno, un piano degli spostamenti casa-lavoro (PSCL) del proprio personale dipendente, con il fine di ridurre l'uso dell'auto privata.
Con le restrizioni imposte dalla pandemia, lo smartworking è entrato di forza nella vita di molti lavoratori, soprattutto di quelli impegnati con il telefono e il computer, e una volta che si uscirà dalla crisi pandemica, bisognerà capire come e quanto potrà continuare a essere praticato. Il PSCL dovrà essere realizzato da un professionista che abbia ben presente le problematiche dell'azienda e dei singoli dipendenti e che sappia poi intervenire proponendo soluzioni fattibili di car pooling, car sharing, incentivi per l'uso di mezzi pubblici o di biciclette e monopattini elettrici, e spalmando lo smart working sulla settimana in modo da andare incontro alle esigenze di tutti.
Il mobility manager – così si chiama questa nuova figura professionale – è destinato insomma a crescere e ad affermarsi nel contesto delle realtà collettive più grandi, per ripensare i tempi della città e delle persone.
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