Guida sul risparmio di carburanti - 3 parte - Cosa si sta facendo
Pubblichiamo un estratto della Guida Ministeriale sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di CO2 delle autovetture - edizione 2015. L'originale del testo si trova a questo link:
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/GUIDA_2015_FINALE.pdf
Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di CO2 delle autovetture 2015
(3 parte)
Negli anni ’80 è emerso con tutta evidenza che i cambiamenti climatici stavano diventando una minaccia reale per il pianeta e che si rendeva necessaria un’azione coordinata a livello internazionale: nel 1992 fu approvata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) il cui obiettivo ultimo è di stabilizzare le concentrazioni in atmosfera di gas serra ad un livello tale da impedire che le attività umane interferiscano negativamente con il sistema climatico. La Convenzione impegna i Paesi che l’hanno ratificata a monitorare le emissioni di gas serra prodotte ed elaborare strategie nazionali per ridurre le proprie emissioni; la Convenzione impegna inoltre i Paesi industrializzati ad assistere i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la problematica dei cambiamenti climatici. Successivamente, nel 1997, fu fatto un ulteriore progresso nella lotta ai cambiamenti climatici, approvando il Protocollo di Kyoto, che impegna i Paesi industrializzati a ridurre le proprie emissioni di un certa percentuale rispetto ai livelli del 1990, entro l’anno 2012. Il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore il 16 febbraio 2005, impegna l'Unione Europea, nel suo complesso, a ridurre le proprie emissioni dell’8% rispetto ai livelli del 1990, mentre l’Italia le dovrà ridurre del 6,5%. Tuttavia, gli impegni sottoscritti nell’ambito del Protocollo di Kyoto non sono sufficienti a contrastare efficacemente il fenomeno dei cambiamenti climatici e a livello internazionale è ampiamente riconosciuta la necessità di regolamentare le emissioni di gas ad effetto serra anche nel periodo post-2012.
A tal riguardo, l’Unione Europea si è impegnata unilateralmente a ridurre entro il 2020 le emissioni di gas ad effetto serra del 20% rispetto ai livelli del 1990.
Tale impegno, che è stato sottoscritto durante la conferenza di Doha 2012 da ulteriori Paesi oltre a quelli dell’UE, (Norvegia, Croazia, Islanda, Australia, Svizzera, Monaco e Liechtenstein) e che vede, ad oggi, i Paesi maggiori emettitori ancora non impegnati, dovrà essere concluso nel corso della prossima Conferenza delle Parti a Parigi e dovrà avallare il risultato del Gruppo di lavoro, istituito nel corso della Conferenza delle Parti di Durban (2013), per definire gli impegni a livello globale per una significativa riduzione post-2020 di almeno il 70% entro il 2050. Pertanto, la prossima Conferenza di Parigi (novembre/dicembre 2015) rappresenta un punto di svolta per perseguire un percorso efficace al fine di evitare un aumento della temperatura globale maggiore di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali.
Inoltre, il percorso virtuoso intrapreso dall’UE, con le Conclusioni del Consiglio Europeo (ottobre 2014) ha ulteriormente previsto una riduzione delle emissioni di gas serra del 40% entro il 2030. Le premesse perché dalla prossima Conferenza delle Parti di Parigi emergano risultati positivi sono sostanziate dall’intesa raggiunta dal G7 (giugno 2015), con l'indicazione di contenere il surriscaldamento del pianeta dentro i 2 gradi, che rappresenta un segnale importantissimo, perche indica la volontà dei sette Paesi più industrializzati non solo di adottare misure che vadano verso la de-carbonizzazione dell’economia, ma anche di essere motori di un analogo impegno vincolante da parte degli altri Paesi. Un impegno che va promosso in primo luogo presso i colossi asiatici Cina e India che oggi, ma soprattutto in una prospettiva a breve termine, possono incidere sensibilmente sul bilancio globale delle emissioni di gas serra.
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